Rinascere grazie al viaggio: la storia di Chiara

Si chiama Chiara, ha 37 anni e da due vive a Tenerife in un camper vintage degli anni ’90. Sul suo profilo Instagram racconta i suoi viaggi e che cosa significa concretamente vivere in un camper: i limiti, le difficoltà, le sfide da affrontare ogni giorno. Ogni sua foto è un inno alla vita che non smette mai di sorprendere. Chiara sorride. Sorride sempre. È difficile pensare che dietro quel sorrido si nasconda un passato oscuro, difficile da raccontare. La prima cosa che mi dice Chiara è: “Voglio dire alle persone che è possibile riscattarsi a qualunque età, anche se la strada è lunga e tortuosa”.

Mettetevi comodi, perchè questa storia ha davvero dell’incredibile.

Sommario

Gli anni della depressione: il vuoto famelico

A 14 anni il primo tiro di canna con gli amici e quello che sarebbe dovuto essere un caso isolato, lentamente, inizia a diventare qualcosa di più. Inizia a diventare un’abitudine.

Era una specie di rito conviviale: ogni sabato sera tutti i miei amici si riunivano da qualche parte e fumavano una canna. Se partecipavi, eri parte del gruppo, eri un tipo tosto. Se invece ti tiravi indietro, venivi additato come uno sfigato. Quando si diventa adulti si capisce bene che non è così, ma a quell’età è diverso. Tutto ciò che conta è sentirsi accettati. Io fumavo non perchè mi piacesse quella roba, perlomeno all’inizio, ma fumavo per sentirmi più forte. Fino a quando non è diventata una dipendenza e non sono riuscita più a farne a meno.

Passano gli anni e a un certo punto Chiara sente l’esigenze di provare qualcosa di più forte, così passa alla cocaina. Poi è il turno dell’eroina: è un errore fatale, un punto di non ritorno che le costerà quasi la Vita. Chiara più volte riceve aiuto: dai suoi genitori, da un ragazzo della sua età di cui si innamora, che però come lei è molto fragile, ma nulla sembra fermala dall’autodistruzione.

Ciò che mi ha in un certo senso salvata è stata la mia solarità. Ero l’amica di tutti, la classica ragazza che sorride sempre e che fa sorridere chi le sta intorno. Nessuno poteva sospettare ciò che mi stava succedendo. Smetto quando voglio, pensavo. Mentivo a tutti e anche a me stessa.

Quando le chiedo come mai sentisse il bisogno di fare uso di quelle sostanze, Chiara resta in silenzio. Poi fa un lungo respiro e inizia a raccontarmi.

Ero depressa. Le cause erano tante, ma nessuna in particolare. Non saprei spiegarlo. Sentivo che dentro di me c’era un vuoto, un vuoto incredibile che cercavo di colmare come potevo senza riuscirci mai. Ho anche viaggiato tanto, sperando di allontanarmi da tutto ciò che mi faceva soffrire. Non capivo che il grande nemico viveva dentro di me e che in qualunque parte del mondo mi rifugiassi, continuava a logorarmi da dentro.

Chiara mi racconta che fino ai suoi 30 anni la sua vita era stata come una montagna russa. Picchi di felicità incredibili e poi, all’improvviso, cadute in picchiata molto dolorose. Un combattimento eterno contro sè stessa.

Ero diventata una donna, ma sentivo di non aver mai conosciuto la me bambina che dal profondo continuava a chiamarmi. Quindi ho capito che se volevo davvero guarire, dovevo trovare il coraggio di guardarmi dentro e di far pace proprio con quella bambina. E così ho fatto.

Gli anni del cambiamento: tutti possiamo dire basta

Una foto di Chiara e della sua gatta all’interno del suo camper.

Anche io so che cosa significa vivere (e vincere) una dipendenza. Ho fumato sigarette per 9 anni circa un pacchetto da 20 sigarette al giorno, e ricordo benissimo che cosa ho passato la prima settimana di astinenza: attacchi di fame improvvisi, ansia perenne, insonnia e difficoltà a concentrarmi. So che non è facile rompere quel circolo vizioso di abitudini che ci da l’illusione di essere al sicuro. So anche per fortuna che ognuno di noi reagisce a suo modo all’astinenza, chi meglio di altri. Però ci sono dipendenze e dipendenze: un conto è smettere di fumare, un altro è smettere di assumere sostanze molto più pericolose.

Per riuscire in questa impresa è importante capire che le dipendenze non sono la causa, ma la conseguenza del malessere. Creiamo delle dipendenze perchè stiamo male, perchè non troviamo altre vie d’uscita che ci allontanino dalla costante sensazione di vuoto che ci perseguita. Quel vuoto però continua a crescere, e le dipendenze che un tempo promettevano di confortarci, a un certo punto iniziano a mostrarci il loro volto peggiore. Così ci affatichiamo per liberarcene e qualche volta ci riusciamo anche, credendo di aver vinto noi. Ma è un’illusione: prima o poi quel malessere torna ad attaccarci e noi, inesorabilmente, ci facciamo trovare impreparati. E ci ricaschiamo.

Chiara mi dice che il punto di non ritorno avviene all’età di 32 anni

Per un periodo, in seguito a un’emergenza familiare, tornai a vivere in Italia per un po’. E qui finalmente capii cosa dovevo fare per rinascere. Realizzai che la chiave per tornare a vivere era prendermi cura della mia salute mentale, una cosa così banale all’apparenza, così scontata, eppure sottovalutata. Così iniziai un percorso di psicoterapia e per la prima volta riuscii a sconfiggere i miei demoni una volta per tutte.

Non era la prima volta che Chiara tentava di guarire grazie all’aiuto di professionisti. Ma era la prima volta che credeva davvero di potercela fare. Questa è la chiave, questa è l’unica certezza a cui aggrapparsi.

Ho iniziato a vedere il mio passato come una testimonianza, non più come qualcosa di cui vergognarmi. Il percorso è stato duro, ma mi ha permesso di capire chi fossi e cosa realmente mi facesse stare bene. Oggi mi sento una donna nuova: amo la vita e amo il mondo! E vorrei dire a tutte le persone che si trovano a combattere nell’oscurità: chiedete aiuto! La depressione è una malattia ma si può guarire: basta solo volerlo davvero.

Gli anni a Tenerife: la vita in camper e Workaway

Il camper di Chiara

Workaway è una piattaforma conosciuta a livello internazionale attraverso cui è possibile trovare lavoro in giro per il mondo in cambio di vitto e alloggio, ma in qualche caso è previsto anche un compenso in denaro. Giardinaggio, babysitting, petsitting, ma anche lavori in smart working, insomma, Workaway oggi giorno offre praticamente qualsiasi tipo di lavoro e di esperienza. Molte persone scelgono di lavorare con Workaway per poter viaggiare più liberamente. Tra di loro ci sono anche Chiara e il suo compagno Francesco.

Siamo arrivati a Tenerife a fine 2017. Abbiamo trovato lavoro in cambio di vitto e alloggio in una casa rurale nel sud dell’isola, che era anche un centro socio-culturale.
Francesco faceva piccoli lavori di manutenzione, curava l’orto e il giardino, mentre io mi occupavo di gestire alcuni eventi del centro e tenevo la casa pulita. Lavoravamo 5 giorni a settimana per 5 ore al giorno, avendo quindi tutto il tempo necessario per esplorare il territorio. Per chi ha una mezza idea di vivere quest’esperienza, dico: non pensateci nemmeno, fatelo e basta!

Dopo i primi anni sull’isola, Chiara e Francesco decidono di fare il grande passo: comprare un camper e trasformarlo nella loro casa su ruote dove tutt’oggi abitano con la loro gatta, Ñime.

Gli anni del volontariato: perchè nasce Campercatz

Chiara assieme ad alcuni gatti tolti dalla strada

Tenerife è un’isola meravigliosa. Il clima è mite, il costo della vita relativamente basso e la gente qui è sempre gentile e sorridente. Su una cosa, mi suggerisce Chiara, bisogna lavorare molto: la gestione degli animali randagi.

Oltre alla vita in camper sentivamo il bisogno di fare qualcosa di utile: salvare tanti gattini dall’abbandono e dal maltrattamento. Così ci siamo detti: perchè non provarci? Abbiamo contattato diversi volontari della zona, poi abbiamo deciso di aprire le porte del nostro camper ai gatti randagi in attesa di una famiglia. Qualche volta è difficile separarsi da loro, ma poi mi dico: “cavoli! questo gattino oggi ha una nuova famiglia!”. L’ultima avventura che ha catturato il cuore di tutti è stata quella di Vicentino: un gattino nero che ho trovato investito, in fin di vita. È stato in camper con noi 2 mesi, si è ripreso del tutto e oggi vive con una coppia meravigliosa.

Chiara è entusiasta quando mi parla del volontariato. Non è facile trovare una persona così generosa e premurosa nei confronti degli animali, anime come noi che spesso non vengono apprezzate abbastanza

Ultimamente il mio impegno si é rivolto anche a far conoscere la situazione degli animali a Tenerife sui social. Tra i vari rifugi che più mi stanno a cuore, voglio citare il santuario per animali Tenerife Horse Rescue. Un ecovillaggio meraviglioso che ospita anche volontari Workaway. Una realtà dedicata completamente a dare una seconda vita ad animali in difficoltà.

Mi piace pensare che le persone apparentemente più fragili siano anche le più speciali. E mi piace pensare che quella fragilità possa dimostrarsi la chiave giusta per riscattarsi dalla brutalità di questo mondo, sempre più impegnato in una corsa cieca verso l’autodistruzione. Storie come quella di Chiara ci insegnano proprio questo.

A noi il compito di custodirle.

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