Vendono l’attività, comprano un camper e partono per il giro del mondo

giro del mondo in camper

C’è chi sogna una vita on the road e chi la realizza sul serio. E quelli che la realizzano, spesso e volentieri, tagliano completamente il cordone ombelicale con tutto ciò che li teneva ancorati alla vita di prima. Attività, automobili, oggetti superflui: tutto viene venduto e con i soldi ricavati si inizia un nuovo, coraggioso e straordinario progetto di vita da nomade. Una pazzia, vero?È quello che hanno fatto Riccardo e Giulia, rispettivamente di 38 e 26 anni, che lo scorso 10 maggio da Bergamo sono partiti per il giro del mondo in camper. A bordo del loro Chausson, due cagnolone di taglia grande che Giulia ama definire le sue “bimbe pelose”.

Sommario

L’incontro con Riccardo e l’attività di famiglia

La storia di Riccardo e Giulia inizia sul posto di lavoro. Giulia ha 18 anni quando trova lavoro come barista nell’attività di famiglia di Riccardo, in una stazione di servizio. Ironizziamo insieme sul fatto che allora fosse la sua dipendente: dopo qualche mese, fino ad oggi, le cose si sono ovviamente capovolte, e lo dico con un pizzico di malizia. 😉

Adoravo quel posto e amavo tantissimo anche il lavoro da barista. Con il passare del tempo ho avuto modo di conoscere meglio il mio datore di lavoro, Riccardo, con cui lavoravo a stretto contatto tutto il giorno. In men che non si dica, è iniziato un nuovo capitolo della mia vita: un capitolo in due, vissuto all’insegna del lavoro e dei viaggi che tanto amavamo!

Dopo sei mesi di fidanzamento, i due tagliano il primo traguardo: la convivenza. Dopo poco, ne tagliano un secondo, altrettanto importante: l’acquisto di un bar insieme e l’inizio di un lavoro a tempo pieno. Nel mezzo qualche viaggio in Asia zaino in spalla.

Mettevamo anima e cuore in quello che facevamo, sia a casa che al lavoro. Siamo riusciti a portare quel bar ad un ottimo livello, inventandoci sempre qualcosa di nuovo raddoppiando in pochi anni la mole di lavoro e gli incassi. Questo successo insinuava sempre di più la voglia di avere qualcosa di “tutto nostro”.

Poi, la decisione di vendere il primo bar e acquistarne un altro, iniziando un progetto ben più grande e impegnativo che però genera in Giulia e Riccardo una bella dose di stress:

Abbiamo individuato un altro bar che secondo noi aveva del potenziale e dopo qualche sacrificio, siamo riusciti ad averlo. Lavoravamo ininterrottamente dalle 8 del mattino alle 2 di notte, ma sempre con tanta soddisfazione e col sorriso stampato sulle labbra! Sono stati due anni intensi, bellissimi ma tosti, che porteremo sempre con noi.

So che gestire un bar è un bell’impegno: si hanno grosse responsabilità, orari da rispettare, clienti da accalappiarsi. D’altra parte, immagino che sia gratificante sapere di aver costruito qualcosa con le proprie sole forze. Dev’essere stato difficile decidere di vendere tutto e partire: che cosa li avrà convinti?

Poi arriva il Covid e cambia tutto

Lo scoppio della pandemia, il primo paziente zero in Italia, i primi decreti e le prime restrizioni. Il mondo intero si ferma. Esplode lo smart working, ma le attività chiudono. Tra queste, anche quella di Giulia e Riccardo, che per la prima volta sono costretti a rimanere in casa. Proprio loro che per anni non avevano fatto altro che lavorare, trascorrendo più tempo al bar che in casa, per la prima volta possono concedersi del tempo per sè stessi.

Ci siamo ritrovati in casa bloccati e mentre tutti soffrivano di questa situazione, noi ci siamo sentiti meglio. Finalmente avevamo del tempo per noi e per le nostre cagnoline. È stato allora che Ricky mi ha confessato che era stanco di lavorare al bar da molto tempo, ma che non aveva avuto il coraggio di dirmelo per paura che io ci rimanessi male. Restai colpita dalla sua dichiarazione, ammetto che non me l’aspettavo, ma allo stesso tempo ricordo che non provai neanche dispiacere. Anzi: in fondo mi sentii sollevata. Forse nel profondo del mio cuore, anche io speravo che le cose cambiassero. Eravamo nel pieno della quarantena, non ci era possibile andare a lavorare. Così, ne approfittammo per riflettere.

Il giro del mondo? Le suggerisco io ammiccando.

Sì. È il sogno nel cassetto che ha sempre avuto Ricky, ma che la vita negli anni ci ha costretto a mettere da parte. La pandemia ci ha fatto riflettere molto anche su questo: a quante cose abbiamo rinunciato per pensare al lavoro! Poi un giorno arriva il Covid e tutto si ferma, tutto va in fumo! Ci scopriamo impotenti: e se domani finisse il mondo? Noi abbiamo passato la vita a lavorare rimandando i nostri sogni, e per cosa poi, se tutto può finire da un momento all’altro? La vita è una sola e va vissuta! Così ci siamo detti: partiamo ora! Non rimandiamo più! È arrivato il momento di saltare!

Il giro del mondo in camper

Il 10 maggio 2021 Giulia e Riccardo hanno deciso: hanno venduto l’attività, hanno acquistato un camper rendendolo casa e hanno salutato l’Italia. Prima direzione l’Asia, di cui Giulia e Riccardo si dicono follemente innamorati.

La nostra idea è quella di fare un giro del mondo completo, con un occhio particolare all’Asia. Amiamo particolarmente questo continente e vogliamo viverlo a pieno, senza fretta. L’idea del camper ci è venuta un po’ per comodità – avendo due cani, ci sembra una piccola “cuccia” per loro – e un po’ per sicurezza, dal momento che si tratta di una vera e propria casa su ruote. Nonostante ciò, amiamo tantissimo i viaggi a piedi e sicuramente, appena ne avremo l’occasione, ripeteremo l’esperienza zaino in spalla come facevamo un tempo.

Al momento i ragazzi hanno attraversato Spagna, Portogallo e Grecia, arrivando in Turchia e poi in Iran, un Paese di cui in Italia si parla ben poco. L’itinerario, mi racconta Giulia, non è fisso, ma varia a seconda delle situazioni che affronteranno e della pandemia che, purtroppo, continua a causare chiusure e rallentamenti.

I piani futuri, il lavoro, la famiglia

Lo so, è una domanda fastidiosa e per certi versi anche inutile. Tutto può cambiare da un momento all’altro, no? Però va fatta. Forse perchè, dopo aver ascoltato questa storia, vorremmo tutti che Giulia e Riccardo un giorno tornassero a casa, insegnandoci tutto ciò che avranno imparato nel loro giro del mondo. O forse perchè ascoltare storie coraggiose come la loro può essere uno spunto per iniziare finalmente quei progetti accantonati per troppo tempo.

Se torneremo in Italia? L’Italia è un bellissimo Paese, non c’è dubbio. È la nostra casa, lo è stata per tutta la vita. Tuttavia, viaggiando ci stiamo rendendo conto che esistono infinite possibilità, se solo avessimo il coraggio di guardare “fuori dal guscio”. Soprattutto nel nostro settore, quello della ristorazione, è davvero impossibile non riuscire a lavorare e a fare soldi.

A proposito di lavoro – lo so che aspettavate questo momento – ma come vi mantenete?

Siamo viaggiando con i nostri risparmi, per il momento. Ma è chiaro che presto dovremo trovarci un lavoro, anche perchè fermi proprio non sappiamo stare. Un bel sogno sarebbe quello di aprire un’attività all’estero, in un posto che sentiremo nostro. Per ora stiamo solo fantasticando sulla questione, poi si vedrà. Vorrei concludere questa intervista così, con un’immagine che dopo sei anni ho ancora nitida nella memoria. Io e Ricky eravamo su una spiaggia di Palawan, nelle isole Filippine. Stavamo prendendo il sole, quando mi accorsi che poco distante da noi, vicina alla riva, c’era una donna intenta a insegnare a camminare a sua figlia. La bambina rideva e stringeva le sue piccole manine attorno ai polsi di quella donna. È stato emozionante vedere quella scena, così naturale e speciale insieme: lì ho capito che se mai la Vita mi avesse concesso il dono di un figlio, lo avrei cresciuto così, in viaggio. Gli avrei insegnato a camminare nel mondo, letteralmente. Questo è il mio secondo sogno nel cassetto, dopo il giro del mondo.

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Per seguire l’avventura di Giulia e Riccardo, clicca qui.

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