Si chiamano Katia e Alessandro, in arte FAMWITHOUTPLAN, hanno poco più di 30 anni e già da 4 viaggiano con i loro due bimbi piccoli, di 5 e 8 anni, in giro per il mondo. Senza un lavoro fisso, senza uno stipendio assicurato e soprattutto senza piani predefiniti. Una famiglia italiana che viaggia praticamente da sempre e che, anzi, ha fatto del viaggio la propria filosofia di vita.
Ma com’è possibile intraprendere questo stile di vita con bambini al seguito? Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un passo indietro e partire dalla storia di Katia, una ragazza come tante che un giorno decide di stravolgere completamente la propria esistenza.
Sommario
L’Erasmus e le sirene del cambiamento
Katia mi racconta di essere sempre stata uno spirito libero, insofferente ai rigidi schemi societari sin da quando era ragazzina. All’età di 16 anni vola in America, dove studia e vive per un anno partecipando al progetto Erasmus. Qui ha la possibilità di fare nuove amicizie, nuove esperienze e di scoprire che attorno a lei tante persone scelgono di vivere diversamente rispetto a ciò che era abituata a vedere in Italia. «Di lì – racconta – non mi sono più fermata. Mi sono detta: è così che voglio vivere».
Così, giusto il tempo di conseguire il diploma in Italia, Katia fa ritorno in America e decide di iniziare a vivere viaggiando. Tutto ciò che le occorre è uno zaino capiente, un paio di scarpe comode e un pizzico di incoscienza, come ammette lei stessa:
Mi spostavo sia a piedi sia facendo l’autostop. Qualche volta ho anche viaggiato a bordo dei carritos messicani. Non era il massimo dei comfort, ma mi dava la possibilità di risparmiare un bel po’ di soldi.
Quando chiedo a Katia che diavolo siano i carritos messicani, scoppiamo a ridere insieme. Mi spiega che si tratta di furgoncini caratteristici del Messico usati per il trasporto di animali, diventati famosi grazie al cinema degli anni ’60. L’immagine di lei che come in un film del far west ammira i tramonti messicani a bordo di un carritos mi fa sognare. Sembra davvero una splendida avventura.
Il viaggio in Sud America segna l’inizio di una lunga serie di viaggi intorno al mondo che Katia conduce da sola e poi assieme al suo ex compagno.

L’arrivo del primo figlio e il viaggio in Australia
“Divertiti, ora che non hai figli. Perchè poi tutto cambierà e non potrai più permetterti di viaggiare”.
Sì, come no.
Ascoltando la storia di questa famiglia, mi sono resa conto che i limiti esistono solo se siamo noi a porceli. Tutto è possibile con organizzazione, dedizione e, ovviamente, una bella dose di volontà. Il mondo è bello perchè è vario: ciascuno di noi è diverso e deve sentirsi libero di scegliere come condurre la propria vita in base alle proprie preferenze.
Quando sono rimasta incinta del mio primo figlio, avevo 25 anni. Ho avuto paura, certo, ma mi sono chiesta: Katia, tu che cosa vuoi? Mi sono risposta che il viaggio era la mia vita e che non dovevo rinunciarci solo perchè stavo per diventare madre. Così ho scelto di continuare a viaggiare con mio figlio Leo. Insieme abbiamo visitato l’India, l’Indonesia, la Thailandia, il Giappone, le isole Fiji, le isole Vanuatu e infine, per un anno intero, l’Australia.
È stato difficile crescere un figlio in viaggio?
Difficile è una parola molto soggettiva. Per me sarebbe stato più difficile crescere Leo seguendo il modello dell’accudimento considerato “normale” in Italia e con cui mi sono scontrata parecchio. Ho semplicemente seguito ciò che io ritenevo giusto per lui, come avrebbe fatto qualsiasi mamma. Questo non significa non mettersi mai in discussione o non porsi dei dubbi. Ma sono soddisfatta di quello che ho fatto. Leo è un bambino felice. C’è da dire, poi, che ero comunque abituata a questo stile di vita, dato che lo praticavo già da anni. Ero molto consapevole di ciò a cui andavo incontro.
L’arrivo del secondo figlio e l’incontro con Alessandro.
Mentre Katia parla, Alessandro accanto a lei continua a sorridere alla videocamera. Ogni tanto si alza per controllare i bambini che intanto giocano vicini a loro, soffocando le risate per non disturbare noi adulti, ma resta attento. Sembra che, come me, stia ascoltando la storia della sua compagna per la prima volta.
Katia mi racconta che per una serie di motivi è costretta a tornare in Italia per un po’. Torna a vivere con la sua mamma, che è ben lieta di accoglierla e di fare la nonna al piccolo Leo. Intanto arriva un altro bimbo: Romeo.
La relazione con il papà biologico dei suoi figli, però, è ormai giunta al termine. Ma “le farfalle di ferro“, come la definirebbe Oriana Fallaci, non si arrendono mai e Katia non ha paura di crescere da sola i suoi due figli piccoli.
Ma è qui, in una trafficata e caotica Milano, che la vita la sorprende ancora:
In quei mesi un po’ grigi in cui nè io nè mio figlio eravamo abituati a quel mondo frenetico e così diverso, ho incontrato Alessandro. Ci siamo conosciuti in piscina: l’unico posto dove cercavo di far sentire libero Leo, che è un grande amante del nuoto. Lui lavorava come bagnino ed è stato subito colpo di fulmine.
Alessandro è un ragazzo “normale”: nessun pazzo viaggio alle spalle, nessun desiderio di “mollo-tutto-e-parto”. Quando gli chiedo, però, che cosa ha pensato di Katia quando l’ha conosciuta, lui non ha esitazioni:
Katia è una persona unica. Io dico sempre che i suoi occhi raccontano le cose con un’enfasi fantastica. È capace di rapirti e di portarti nel suo mondo senza che tu te ne renda conto, e ti fa venir voglia di restarci.
Alessandro è colpito dalle esperienze di vita di Katia, così alternative e intense, ma di fronte alla possibilità di seguirla, è anche abbastanza spaventato.
Quando le cose sono diventate serie tra di noi, abbiamo preso in considerazione la possibilità di mettere radici in Italia. Non era ciò che lei desiderava, ma mi disse che per me l’avrebbe fatto. È stata la più grande dimostrazione d’amore che potessi chiedere.
Il viaggio on the road a bordo di un minivan

Ovviamente Alessandro e Katia hanno scelto di scommettere tutto lasciando l’Italia e iniziando un nuovo, straordinario viaggio on the road insieme. Prima tra l’Europa e l’Africa settentrionale con una jeep e una tenda, poi a Fuerteventura, dove mi raccontano di avere una base di appoggio fissa.
Oggi Katia, Alessandro, Leo, Romeo e la loro Cana vivono e viaggiano a bordo di un minivan del 1990.
Ho scelto di sperimentare anche io questo stile di vita e devo ammettere che mi piace. Non è tutto rose e fiori come invece spesso traspare sui social, ma questa vita offre davvero tanti vantaggi interessanti. Finalmente anche io sto imparando cose nuove, anche se non potrò mai competere con Katia!
In effetti non mi viene in mente nessuno che abbia vissuto la mole di esperienze di Katia, fatta eccezione per qualche supereroe della Marvel in grado di viaggiare nel tempo e nello spazio con un semplice schiocco di dita. Ma quelli, appunto, sono supereroi.
Quindi, mentre immagino Katia nei panni della dea Athena degli Eternals, la domanda mi viene spontanea: quindi ragazzi, quali sono i vostri piani futuri?
Al momento siamo in Turchia e ci piacerebbe raggiungere l’Asia. Ma non ci siamo prefissati dei piani veri e propri. Questa è la nostra vita: possiamo vivere dove vogliamo e per il periodo di tempo che riteniamo opportuno. Siamo liberi e affamati di vita. Ma soprattutto, siamo insieme. È questo che conta!
L’educazione parentale

Viaggiando con due figli piccoli, la domanda viene spontanea: come coniugare questo stile di vita alternativo con la formazione scolastica dei bambini?
Mi rendo conto che questo argomento è moooolto delicato. Anche io, quando mi sono interfacciata per la prima volta con famiglie di questo tipo che hanno rifiutato il modello scolastico tradizionale, ricordo di essermi sentita smarrita. Questo perchè non ci sembra possibile insegnare a un bambino cose come leggere o scrivere o contare, senza l’aiuto di un insegnante qualificato.
Ma ci sbagliamo, perchè non è impossibile. Katia, infatti, ci spiega che oltre al modello scolastico tradizionale, esiste la così detta “educazione parentale”.
In pratica noi genitori facciamo le veci degli insegnamenti veri e propri, insegnando ai nostri figli tutto ciò che per la loro età dovrebbero conoscere. È tutto assolutamente legale, come spiega la pagine ufficiale del MIUR. Ogni anno il bambino deve sostenere un esame che dimostri l’effettiva acquisizione di tutte le competenze necessarie per passare all’anno successivo: in caso contrario verrà bocciato ed, esattamente come accade nelle nostre scuole, dovrà ripetere l’anno.
Casi come quello di Katia sono estremamente rari e per molti sconosciuti in Italia. Per questo, forse, ci spaventano un po’. All’estero, invece, è tutta un’altra storia: parola di viaggiatrice!
Il lavoro artigianale nei mercatini itineranti
Nelle sue sette vite – o forse di più – Katia ha sperimentato diversi lavori in diversi settori:
Prima di avere Leo ho lavorato inizialmente nel mondo del turismo con diversi big del settore, Teorema, Francorosso e Veratur. Poi ho iniziato a lavorare nelle Spa, guadagnando molto di più ed è stata per me una svolta. Quando ho avuto Leo, invece, ho iniziato con i mercatini. Produco e vendo prodotti di cosmetica e di profumeria botanica, fatti sulla base dei principi della medicina Ayurvedica.
Non solo. Katia mi confida che da un po’ di tempo ha dato sfogo a un’altra grande passione: la scrittura: «Quattro anni fa ho iniziato a scrivere non solo per passione, come articolista e Ghost writer» mi dice con un sorriso a 32 denti. Sembra davvero molto felice di ciò che fa!
Tutto è possibile se ci credi davvero.
Riascoltando l’intervista live e rileggendo, adesso, questo articolo, non posso che pensare di essere stata molto fortunata. Insomma: a chi capita di intervistare una famiglia unica come questa?
Ma soprattutto, realizzo che le cose belle accadono, se ci crediamo davvero. Katia e la sua famiglia ne sono la dimostrazione più pura: non esistono limiti che non possono essere superati.
E realizzo anche un’altra cosa: nulla accade per caso. Gli incontri, la condivisione di idee e di storie…Tutto questo ci arricchisce sempre. Allarga i nostri orizzonti e riempie i nostri cuori.
Che dire allora? Che un giorno anche noi non decidessimo di mettere su famiglia continuando a viaggiare? Chissà….
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Bellissimo articolo…complimenti a te Rossella e complimenti a questa famiglia per il coraggio e lo spirito di vivere senza piani prefissati.
Famiglia sempre in giro ? Io li conosco e spesso risiedono in un paesino in provincia di Milano a sistemare il minivan e sono molto maleducati, altro che educazione parentale….