48 anni, due cani, un van e il desiderio di una vita nuova.

tourist with a dog admiring the view sitting in the back door of a campervan

Qualche giorno fa ho ricevuto una e-mail da parte di una persona a noi cara, conosciuta tramite Instagram un annetto fa. Si chiama Francesca (nome di fantasia), ha 48 anni e da qualche mese ha deciso di mollare tutto – casa, lavoro, compagno, amici – in nome di un sogno che coltivava da tanti anni: viaggiare a bordo del suo van senza una data di scadenza. Il nomadismo è diventato il suo stile di vita momentaneo, la chiave attraverso cui liberarsi da uno schema societario che non sentiva (più) suo e aprirsi verso nuove strade, nuovi orizzonti. Infatti, come spiega lei stessa:

è vero che io ho scelto di mollare tutto perché volevo vedere il mondo, ma è anche vero che quello che mi ha spinta a farlo era la sensazione che la vita che stavo vivendo non corrispondesse a quella che avrei scelto se avessi seguito il cuore. In due parole, ero profondamente infelice. In realtà le scelte potenziali avrebbero potute essere tante, e solo per un caso fortuito degli eventi ho valutato questa filosofia di vita. Avrei ottenuto forse lo stesso risultato fondando un ecovillaggio, aprendo un rifugio per animali abbandonati o andando a vivere su un’isola deserta o in un monastero buddista, tutte scelte che non escludo minimamente per il futuro

Tutto questo perchè:

Il punto focale non è essere nomade, ma trasformare un “potrei” fare (ciò che mi renderebbe felice ma mi
spaventa), in un “lo faccio”, perché la vita è una sola e vale la pena rischiare.

Ho deciso, con il suo consenso, di rendere pubblica la storia di Francesca proprio per questo motivo: perchè credo fermamente che la sua testimonianza possa essere una grande fonte di ispirazione per tutti. Non solo per chi intende abbracciare il suo stesso stile di vita. Sarebbe bello allora se leggeste questo articolo pensando non (solo) all’ennesima persona che ha mollato tutto e ha iniziato a viaggiare in camper, ma semplicemente a una donna che dopo tanti anni ha trovato il coraggio di seguire il proprio cuore. Perchè di questo si parla: di seguire il proprio cuore, ovunque esso ci conduca.

Cambiare vita è possibile. A qualsiasi età. Anche se sei donna e non hai (più) una busta paga.

Vi lascio alle parole di Francesca. Buona lettura, e come sempre ci troviamo alla fine nei commenti in basso! 🙂

Era venerdì 26 maggio 2023… ero su una provinciale in un punto qualsiasi della Lombardia, tra un semaforo e l’altro, tra un autovelox e l’altro il mio neurone solitario girava a mille nella ruotina. Mi stavo imbarcando in una di quelle imprese che i benpensanti definirebbero “ da incosciente” e devo ammettere che a sto giro ci hanno preso. In effetti era una scelta fatta di pancia, senza stare li tanto a pianificare, a
calcolare; una di quelle scelte che una volta fatta, rischia di farti precipitare in una immensa discarica a cielo aperto piena di cumuli di “chi cazzo me l’ha fatto fare”, “ma che cazzo avevo nel cervello”, “minkia te la sei cercata con il lanternino sta gatta da pettinare”, “hai voluto la bicicletta, mho pedala” e cosi via….cumuli di pensieri che hanno una sola definizione possibile: PARANOIE!

Ma a compensare le paranoie c’era una fottutissima vocina che ripeteva: se non ci provi hai già fallito ! E aggiungeva sarcasticamente: 5 mesi fa ti sei licenziata da un lavoro statale a tempo indeterminato, senza un piano, solo con un sogno e ora sei qui e sei viva. E per viva non intendo che respiri ( quello lo fanno tutti, anche gli infelici e gli insoddisfatti). Sei viva veramente: ti emozioni, ti guardi intorno e quando
guardi l’orizzonte il pensiero non è “che bello sarebbe arrivare fin lì”, ma: “ok! Imposta il navigatore, andiamoci!”
Mi sono chiesta quale fosse il motivo profondo di quella paura, e la risposta che mi sono data è stata: la possibilità che qualcosa vada storto.

La famosa vocina ha aggiunto:

Negli ultimi 4 anni, tutto quello che poteva andare storto, l’ha fatto, e probabilmente è stato questo a portarti qui. Nn c’è un modulo da firmare per garantirsi che le cose vadano dritte, quindi che ti cambia?

E in mezzo a tutto sto vortice di vita, mandavo un paio di audio deliranti a Michele per chiedergli consulenza su power station e misteri misteriosi che riguardano la produzione di elettricità, citando tra le righe, in modo sibillino un fantomatico progetto di cui non volevo svelare i contorni per pura scaramanzia! Ora, a quasi 4 mesi di distanza finalmente vi posso svelare l’arcano! E dico finalmente perché in
questi mesi mi è pesato dentro il macigno di non “potere” condividere quello che stava succedendo
. E di cose da voler condividere, vi assicuro che ne sono successe un botto, ma andiamo per gradi ….

Quando ho deciso di mollare tutto, non avevo un piano stabilito nei minimi dettagli, era più una accozzaglia di “ potrei fare cosi…” e in itinere mi sono resa conto che ogni volta che pianificavo una cosa dandola per certa, assoluta e definitiva, qualcosa si metteva di traverso e dovevo ridisegnare la decisione ed adattarla agli eventi (punto uno). Nella vita precedente, una cosa del genere mi avrebbe mandato a male il fegato, avrei dato fuori di matto. Da sempre sono una persona che si adatta, ma che viveva malissimo le frustrazioni. Il piano B l’ho sempre trovato e messo in atto, ma tra la A e la B, c’era sempre un cuscinetto di sconforto. Nella vita nuova, lo sconforto non me lo posso permettere o comunque non posso fare quella che si siede e guarda il pavimento con la testa tra le mani.

Ammetto con estrema sincerità che non sempre è stato facile adattarsi. In alcune occasioni cito testualmente le mie parole: “mi sento come il topo che finisce sulla tavoletta con la colla e decide di strapparsi la coda a morsi pur di sopravvivere”, che non è una bella immagine, ma rende l’idea di quanto a volte sia la necessità a dettare le scelte. Quindi ad un certo punto mi sono ritrovata davanti all’ennesima necessità che implicava una scelta: lasciare definitivamente la vita precedente, il mio compagno, la casa in cui vivevamo insieme, oppure continuare a fingere di essere felice. Nel progetto abbozzato che avevo in testa, l’avrei fatto gradualmente, avrei venduto o regalato tutto il superfluo e tenuto solo l’indispensabile, solo quello che entrava nel furgone … la realtà è stata un po’ diversa. Ho avuto altro da fare o più semplicemente ho procastinato.

Era arrivato il momento di farlo! Dovevo trovare un posto in cui tenere tutto quello che non entrava nel van e da brava accumulatrice seriale, di cose ne avevo un botto. Buttarle? Lo escludo! Ho il chiodo fisso del riuso, non potrei mai buttare qualcosa che ho salvato
dall’essere buttata. Venderle o donarle ? Ottima idea, ma ci vorrebbero anni a vendere tutto e comunque mi serve un posto in cui tenerle nel frattempo. Chiedere ospitalità a qualcuno? Avevo un paio di nomi in mente, ma di recente avevo usato questa opzione e mi ero resa conto che per quanto la gente possa dichiarare di essere disponibile, si stufi molto presto di sostenere i sogni degli altri, e posso capirli.

Restava una sola opzione: trovare un posto tutto mio, un campo base! Mi sarebbe bastato un semplice box in cui infilare gli scatoloni.
Quindi inizio a cercare un box, o un garage o un magazzino da comprare, perché affittarlo sarebbe stato come buttare i soldi e soprattutto non avevo la benchè minima idea di quanto tempo mi sarebbe servito. Per fortuna ho i risparmi di una vita per farlo e lo considero un buon investimento, alla peggio lo rivendo e rientro del capitale. Passo le ore, le giornate intere a visionare annunci immobiliari.

Ho una lista di caratteristiche che deve assolutamente avere:
– capienza tale da poterci parcheggiare Dino dentro senza problemi, perché quella ora è casa mia
– luce e acqua corrente, perchè se decido di stare ferma per settimane devo garantirni un minimo di confort.
– un minimo di spazio in cui i miei cani, Karma e Chester, possano fare una vita dignitosa perché in fondo sono loro la mia famiglia.
– E infine, ma non ultimo, ci deve arrivare una strada asfaltata davanti, sono troppo pigra per fare sterrati e zompettare nel fango per raggiungerlo.
Che era tipo cercare un attico con giardino al quarto piano in centro a Milano. Lo ammetto.

Nella ricerca mi aiuta un’amica, una delle poche persone – le conto sulle dita – che conosce la mia situazione nei dettagli e il mio “folle progetto”. Una mattina mi gira un link, lo apro, guardo la soluzione. Guardo il prezzo….e l’unica cosa che riesco a pensare è “ seeeee! Figurati!!! questi si sono dimenticati uno zero! Col cazzo che sta roba costa quanto un garage!”

Il 26 maggio la statale da cui mandavo gli audio deliranti a Michele era quella che da casa vecchia porta a quello che sarebbe potuto diventare il campo base, tornavo dalla visita al fantomatico immobile, la tipa dell’agenzia mi aveva confermato il prezzo ed ero in preda alla più colossale tempesta galattica di “siiii puooooooòòòòò faaareeeeeeee!!”, con il famoso criceto/neurone che girava a mille nella ruota!!

Il 29 maggio facevo la proposta d’acquisto e il 19 luglio firmavo l’atto dal notaio! Nel lasso di tempo che intercorre tra una data e l’altra ho un elenco lunghissimo di: esaltazione, entusiasmo, adrenalina, paranoie, dubbi, incertezze, paura fottuta, ripensamenti, giro di boa e tutto l’elenco recitato al contrario per almeno cento volte. E il giorno in cui ho firmato l’atto di acquisto, il punto uno, citato qualche riga fa, tornava a fare capolino; il prezzo era così basso per una “quisquglia burocratica” che rischiava di mandare a puttane ogni barlume di possibilità di realizzazione. Mi ricordo esattamente quel momento: studio notarile situato in immobile di fine ‘800, finemente ristrutturato che trasudava la magneficenza dei fasti del passato e l’opulenza del presente, soffitti alti, travi a vista, mobilio in stile, a occhio era tutto legno massello finemente intarsiato a mano con il sudore della fronte, nella parete alle spalle del notaio c’era una libreria talmente grande e piena che provavo al contempo ammirazione per il bendidio che conteneva e pietà cristiana per gli operai che l’avevano montata e
riempita di libri ( il famoso peso fisico della cultura), le altre pareti erano costellate di stampe d’epoca e di ritratti di antenati illustri ( mi sono chiesta perché mai anche lui non si sia fatto prete, vista la quantità di cardinali che annovera tra i suoi avi… ma quando ho pagato l’onorario mi sono risposta da sola) …. l’illustrissimo citava la quisquiglia e il tempo si fermava, come in una scena di matrix.

Ho sentito il sangue gelarsi nelle vene, 30 secondi, percepiti come se fossero giorni interi, il criceto ha fatto un giro di ruota, nella mia immaginazione ci siamo guardati negli occhi e all’unisono abbiamo detto la stessa cosa: FALLO!!!
A sto punto non si torna indietro! Fallo, credici e incrocia le dita! Se va male, una soluzione si trova!
E cosi ho firmato!

L’avevo immaginata diversamente, quella scena: fuori ad aspettarmi c’erano la famosa amica del link con tutta la sua famiglia, mio cugino che a maggio era era venuto da Verona per dare un occhio all’immobile e che già aveva stilato la lunghissima lista di opere di manutenzione che era disposto ad offrirmi per renderlo “idoneo alla permanenza umana”, avevano la famosa boccia in mano, si stappava davanti allo
studio e si continuavano i festeggiamenti in una delle tante osterie della zona. La realtà è stata un’altra: fuori ad aspettarmi c’era un caldo boia e un paesino adorabile, ma deserto; Karma e Chester mi guardavano con la sofferenza negli occhi dai finestrini di una panda a noleggio
perché Dino aveva giustamente deciso di farsi scoppiare la pompa di raffreddamento la vigilia della stipula dell’atto, la mia amica era al mare e mio cugino a lavoro …..e io ero li, da sola con il ricordo del ghiaccio nelle vene e una nuova sfida da affrontare.
E quello ho fatto! L’ho presa di petto, zero sconforto, zero testa tra le mani, sguardo di fronte, punto l’orizzonte e imposto il navigatore.

Destinazione: sede dell’autonoleggio in cui fare il cambio di mezzo, quasi 200 km percorsi con il criceto che girava ancora a mille e ne aveva di giri da fare!! Lasciato Panda, preso Opel movano L2 H3, nuova destinazione: casa vecchia caricare tutto il possibile e
tornare in quel paesino di 4 case che stava per diventare il “mio punto fermo” ..scaricare tutto e ricominciare da capo.
Dal 20 luglio ad oggi … per raccontare tutto ci vorrebbero altre 20 pagine, e ancora non ho nemmeno minimamente accennato a cosa cribbio ho comprato, mannaggia me, non ho il dono della sintesi, vado sempre lunga …
Sono andata lunga anche col trasloco, il bisonte l’ho tenuto 5 giorni, poi finalmente Dino è stato dimesso e insieme ci siamo trasferiti qui.

Una voce della lista era – capienza tale da poterci parcheggiare Dino dentro senza problemi….”- e la capienza, c’è, cazzo se c’è, peccato che sto benedetto immobile essendo abbandonato da 17 anni aveva il carraio invaso da alberi e sterpaglie che manco la foresta amazzonica.
A sto punto provo a farla breve: mi sono chiusa dentro a quella che ho ribattezzato la reggia di Versaille degli scappati di casa, che più decorosamente chiamerò Kasa Karma, ho trascorso un mese intero ad abbattere alberi con la motosega, strappare edera ventennale che ricopriva i muri, ammucchiare e spostare quintali di cacca di piccione, togliere ragnatele, scrostare intonaco, stuccare crepe, spostare
polvere e calcinacci da un punto all’altro, imbiancare, rattoppare finestre coi vetri rotti, spostare scatoloni, montare mobili, spostare mobili, andare giù al parchetto del paese a prendere l’acqua dalla fontana, improvvisarmi muratore, falegname, elettricista e idraulico….e sicuramente qualcosa manca all’elenco.

Tutto questo da sola? Naaaa! Tutto questo in compagnia di preziosi alleati che citerò in ordine sparso:
-energy drink
-podcast di geopolitica, di true crime e decine di playlist di gusto discutibile
-Karma e Chester, i miei cani-figli
-un container da 16 quintali di testa dura gentilmente fornitomi dalla natura
-un esercito invisibile di santi e di madonne che all’occorenza scendevano dal cielo o
dall’olimpo
-centinaia di tutorial su youtube
e decine di ore di tele e video consulenze da parte del famoso cugino.

Ma la domanda fatidica è: perché ce lo racconti oggi ? Perché oggi so di avercela fatta! Ho la residenza!
Ho un posto in cui tenere più di un centinaio di libri da cui non mi devo separare per forza, ho un posto che posso chiamare casa quando Dino sarà dal meccanico, ho un enorme cortile in cui Karma e Chester possono rincorrersi e rotolarsi nel fango, ho un tetto sulla testa che dovrò fare rattoppare perché in alcuni punti ci piove, ho un posto in cui poter ospitare chiunque ne abbia bisogno o voglia,
in poche parole, ho un punto fermo, anche se ho deciso che il futuro sarà in movimento.

Avevo alternative?
Si, avrei potuto ricorrere alla residenza fittizia, ma sono troppo pigra e disgustata dalla burocrazia. Avrei potuto appoggiarmi a mio cugino, ma ognuno ha la sua vita e non voglio che le mie scelte debbano pesare su altri. Concludo dicendo che sto benissimo, che vi abbraccio e spero davvero di rivedervi presto!! PS: come procede la camperizzazione??

1 commento su “48 anni, due cani, un van e il desiderio di una vita nuova.”

  1. Ma ma …. Sui santi e le madonne e tutti i dei dell’Olimpo ero già con le lacrime . Di risate e di commozione .
    Trovare la forza spesso sembra un’impresa impossibile poi si inizia e via … comunque vada . Sei un’anima bella e le anime belle meritano profondamente la felicità . Spero ti arrivi questo messaggio “Francesca” ovunque sarai sappi che hai fatto molto di più di quello che credi . Hai dato il via ad una rivoluzione tua e sicuramente anche nella mia testa frulla tanta tanta di questa meravigliosa voglia di Vivere e non sopra vivere . Ti abbraccio forte
    Gabriella

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *